Forse pochi sanno che le cause dell’inquinamento ambientale non sono da imputare solamente ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. Il settore dell’edilizia, infatti, è tra i più dannosi per la salute del pianeta, responsabile per il 39% di tutte le emissioni di CO2 nel mondo, di cui il 28% è costituito dalle emissioni di gestione (l’energia utilizzata per riscaldare, raffreddare e illuminare gli edifici), e il restante 11% proviene da emissioni di gas serra associate a materiali e processi di costruzione. Inoltre, si stima che il settore edilizio pesi per il 36% sul consumo globale di energia elettrica, per il 50% sull’inquinamento legato all’estrazione delle materie prime e per 1/3 sul consumo di acqua potabile. Dati che il World Green Building Council, una rete di aziende mondiale che si occupa di sostenibilità e di costruzioni in bioedilizia, ha l’obiettivo di ridurre del 40% entro il 2030 e di azzerare entro il 2050. In che modo? Riducendo le emissioni che derivano dai materiali e dalla fase di costruzione.
Le case in legno diventeranno così la soluzione più efficace per rispettare gli standard di sostenibilità, efficientamento energetico e risparmio in bolletta. Il legno, infatti, è in grado di immagazzinare più carbonio di quanto ne venga emesso per le operazioni di raccolta, trasformazione, trasporto e montaggio che lo trasformeranno in una casa, offrendo un notevole contributo nel processo di decarbonizzazione dell’ambiente. Il futuro, anche per i centri urbani, sarà costruire in modo sostenibile e salvaguardare il rapporto uomo-edificio-ambiente, impiegando materiali non nocivi e prediligendo l’utilizzo di risorse rinnovabili e riciclabili.
Secondo una ricerca dell’Università di Aalto e dell’Istituto finlandese per l’ambiente, sembrerebbe che aumentare progressivamente l’impiego del legno in edilizia contribuisca a stoccare un quantitativo di CO2 negli edifici pari a 420 milioni di tonnellate nei prossimi 20 anni. Le costruzioni in legno lamellare a strati incrociati (CLT), infatti, sono così resistenti da supportare grandi carichi e l’uso del legno fa sì che il carbonio, assorbito dall’atmosfera dagli alberi in vita, rimanga bloccato nella struttura in modo permanente. Veri e propri depositi di CO2 insomma, dove ogni metro cubo di legname immagazzina fino a una tonnellata di carbonio. Se si considera che il legno ha un costo energetico di produzione e smaltimento molto basso, rispetto ad acciaio e calcestruzzo, pari a circa 0,7 tonnellate di CO2 per mq di legno impiegato, il risparmio di emissioni sale addirittura al 50-70%.
Si calcola quindi che se l’80% dei nuovi edifici residenziali in Europa fosse realizzato in legno, così come i rivestimenti, le superfici e gli arredi, tutte insieme le costruzioni immagazzinerebbero 55 milioni di tonnellate di carbonio l’anno, pari a circa il 47% delle emissioni annue dell’industria del cemento in Europa.
La rivoluzione verde dell’architettura darà vita così a nuove foreste urbane, dove non solo i nuovi edifici in legno contribuiranno ad azzerare le emissioni, perché anche la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, secondo i dettami della bioedilizia, concorrerà a raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050.
Ma la piena sostenibilità si raggiungerà solo se sussisteranno determinate condizioni, a cominciare da una gestione forestale responsabile e da piantumazioni programmate. Allo stesso modo, è importante ragionare sul ciclo di produzione dei materiali, dalle fonti utilizzate alle emissioni che questo comporta. In ottica sostenibile, il legno è ancora più apprezzabile proprio perché è l’unico materiale da costruzione che si produce usando l’energia del sole. Inoltre, rinunciare al calcestruzzo significherebbe ridurre drasticamente l’estrazione di sabbia necessaria per produrlo, e porre fine a uno sfruttamento ambientale che sta mettendo in pericolo gli ecosistemi marini e fluviali. Mentre le foreste, gestite in maniera sostenibile, possono essere ripiantate e rigenerarsi in tempi rapidi. Se poi si tiene conto che l’uso di componenti prefabbricati in legno accelera i tempi e i costi di cantiere, se ne ridurrebbe in modo significativo anche l’impatto ambientale.
Alcune città del nord Europa hanno già scelto di attuare questa trasformazione, introducendo l’obbligatorietà dell’utilizzo del legno per edificare i nuovi immobili. Stanno nascendo così in Paesi come l’Olanda e la Svezia interi quartieri con edifici in legno alti fino a 13 piani. Ma grazie alle nuove tecnologie, si potranno addirittura realizzare grattacieli di 30 piani, rispondendo alla domanda abitativa delle metropoli dei prossimi venti anni, e vincere così la sfida della neutralità climatica.
Anche l’Italia, sebbene a piccoli passi, sta procedendo verso un maggiore utilizzo di costruzioni in bioedilizia, non solo monofamiliari, ma con progetti di grandi dimensioni, come Cenni di Cambiamento di Milano, il più vasto complesso residenziale in Europa con struttura autoportante in legno. E a Rovereto c’è il palazzo in legno più alto d’Italia, progettato da Renzo Piano, e costruito con il legname proveniente dal disastro della tempesta Vaia.
I progetti che coinvolgono i Paesi di tutto il mondo nella ricerca di componenti, materiali e tecniche costruttive sull’edilizia in legno sono in continua crescita, così come le agevolazioni per incentivare la diffusione dell’architettura sostenibile, che contribuiranno ancora di più a fare del legno il mattone del futuro.
Biocasanatura da sempre è vicina all’ambiente e ha fatto del legno una scelta costruttiva sostenibile che tutela la salute delle persone e del mondo che le circonda. Per questo utilizza esclusivamente legno con marchio PEFC, garantendo così tutti gli standard per la salvaguardia dei boschi.