Le case in legno rappresentano una soluzione sostenibile e innovativa nel campo dell’edilizia, contribuendo significativamente alla riduzione delle emissioni di CO2. Su scala mondiale, questo settore è responsabile di circa il 40% dei consumi energetici e del 39% di tali emissioni. Il legno rappresenta la migliore risorsa per creare condizioni ambientali più salutari e il suo utilizzo può dare un valido contributo su più fronti.

Durante il processo di trasformazione, ad esempio, questo materiale richiede una quantità di energia primaria inferiore rispetto ai materiali edili tradizionali e gli scarti di lavorazione possono essere recuperati per la realizzazione di prodotti o per la produzione di energia termica. Grazie alla possibilità di riciclo e riuso alla fine del suo ciclo di vita, il legno è considerato una risorsa carbon neutral.

Durante la realizzazione di un immobile, per il trasporto dei materiali di una casa di legno bastano due o tre camion; per un edificio tradizionale ne servono almeno una ventina (a parità di dimensioni). Questo ovviamente comporta una grande disparità nel consumo di carburanti e nell’immissione di CO2 nell’aria.

Non solo. Nella bioedilizia è sufficiente un’unica giornata per trasportare in cantiere tutto il materiale occorrente per la realizzazione di uno stabile, con un notevole risparmio di carburante e quindi meno CO2; per la costruzione di un immobile tradizionale, gli autotreni devono fare numerosi viaggi per il trasporto di cemento, ferro, mattoni ecc.

Per costruire una casa tradizionale, inoltre, si necessita di energia elettrica per mesi, a volte per anni. Per le case in legno l’energia viene utilizzata solo per pochi giorni, giusto il tempo di assemblamento del materiale già pronto.

Secondo uno studio dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico, la costruzione di edifici in legno al posto di acciaio e cemento può ridurre le emissioni di CO2 di oltre 100 miliardi di tonnellate entro il 2100. La metodologia suggerita è quella di un utilizzo ecologico, senza danneggiare la biodiversità o sottrarre terreno all’agricoltura. Pubblicato su “Nature Communications”, lo studio tedesco esamina anche le dinamiche di uso del suolo e il sequestro del carbonio nei prodotti legnosi. Secondo tale ricerca, questo approccio contribuirebbe a mantenere l’aumento della temperatura globale entro i 2°C.

Un ulteriore vantaggio è che una casa di legno è riciclabile al 100%, il che significa che non si avranno macerie da smaltire, con basso consumo di energia e quindi meno emissioni di CO2 e minimo impatto sull’ecosistema.

Per tutti questi motivi, l’uso del legno come materiale costruttivo e strutturale si sta ampiamente diffondendo, con un giro d’affari di 1,8 miliardi di euro, in crescita del 33%; l’Italia si collocherebbe al quarto posto nella graduatoria dei maggiori produttori europei dopo Germania, Svezia, Regno Unito e davanti all’Austria. Le regioni che contano più edifici realizzati sono la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige. Il rapporto del Centro studi di FederlegnoArredo, aggiornato al 2021, dichiara che più di 1 casa su 13 è costruita in legno.

In conclusione, visto che uno dei problemi più urgenti da affrontare nel mondo riguarda proprio la riduzione delle emissioni di CO2 e i cambiamenti climatici, è necessario partecipare attivamente al raggiungimento della sostenibilità ambientale e alla transizione verso l’economia circolare. La bioedilizia rappresenta sicuramente parte della soluzione e, prediligendo il legno al cemento, ognuno può dare il proprio contributo facendo una scelta salutare per se stesso e per l’ambiente.

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